Si parla tanto di impresentabili e di impresentabilità, da più parti ci si rincorre in una gara liberticida antigarantista a chi la spara prima degli altri e più grossa di tutti. Sul sito beppegrillo.it è pubblicato un file con una lista di diciassette nomi che, per i migliori demagoghi del Bel Paese, sono gli impresentabili delle elezioni regionali siciliane, sol perché indagati od imputati in un procedimento penale, per molti ancora in fase di dibattimento, per altri non definitivo.

Per tutti gli “impresentabili” dovrebbe valere la presunzione d’innocenza, che è un principio del diritto penale, secondo il quale un imputato è considerato non colpevole sino a condanna definitiva, vale a dire, sino all’esito del terzo grado di giudizio emesso dalla Corte Suprema di Cassazione. Questo principio, non è campato in aria e discende dall’art. 27, comma 2 della Costituzione “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.

La presunzione d’innocenza, o meglio il divieto di presunzione di colpevolezza, è un principio garantista che interpreta i migliori valori liberali della Costituzione.

Le liste degli impresentabili, quelle grilline di oggi, come quelle bindiane di ieri (e di domani?), somigliano pericolosamente alle storiche liste di proscrizione del regime fascista, liste in virtù delle quali, per gli sfortunati nominativi ivi inclusi, alcuni diritti civili valevano e valgono meno che per gli altri liberi cittadini.

A questa demagogica e populista tendenza dobbiamo dire NO, dobbiamo farlo non per fare una cortesia agli indagati ed agli imputati che si presentano all’elettorato, dobbiamo farlo per garantire e riaffermare l’effettività di un principio di diritto che rischia di essere eroso, giorno dopo giorno, dal venticello della calunnia che “leggermente, dolcemente, incomincia a sussurrar” e che se non fermato, travolgerà tutti quei principi liberali che, faticosamente e lucidamente, ci hanno regalato con la Costituzione repubblicana.

Votare un indagato, o candannato, è una scelta etica, che spetta all’elettore, il quale la dovrà praticare nella massima libertà possibile. Personalmente mi augurerei che i partiti si dotassero di un codice etico che faccia da “filtro”, laddove ciò necessita ma parlare di “impresentabili”, alla vigilia di ogni competizione elettorale è l’anticamera della dittatura, la dittatura del più puro tra i puri, del più onesto tra gli onesti. La storia ci insegna come una prigione d’oro e cristallo, resta pur sempre una prigione!

Tra questi “puri” vi sono senz’altro i grillini, da quelli di quartiere e di condominio a quelli casaleggiani, come tali intoccabili; Questi puri, violano espressamente un altro principio della Costituzione e nessuno se ne accorge.

L’art.67 della Costituzione espressamente dispone che “Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Tutti i candidati del movimento grillino sono costretti a sottoscrivere un farraginoso contratto, prima di potersi candidare, con il quale si limita la successiva attività politica e parlamentare ai diktat imposti da un’associazione privata, non riconosciuta.

Attenzione, riconosco il diritto di ritenere il vincolo di mandato sacrificabile sull’altare di altri presunti valori, personalmente però lo ritengo una garanzia insopprimibile della libertà politica ma, fintantoché sussiste l’art.67 della Costituzione non vedo come possano essere considerati legali i contratti sottoscritti da tutti i candidati grillini, che impongono restrizioni e penali a tutti quelli che continueranno a pensare con la propria testa, in disaccordo alle volontà del proprietario, pardòn del capo politico.

Andrea Pruiti Ciarello

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